Nasce il quotidiano di FI, Il Giornale faccia come Repubblica!
Ferdinado Adornato direttore della Fondazione Liberal, e dell'omonimo bimestrale da essa pubblicato, ha deciso di dar vita a quello che dovrebbe candidarsi ad essere il quotidiano di Forza Italia. Il nome del bimestrale/fondzione faceva già pena di suo visto che nei paesi anglossassoni i Liberal sono i progressissiti, ebbene pare di capire che anche il quotidiano dovrebbe chiamarsi con lo stesso nome (viva l'originalità!).
Detto ciò vorrei fare un paio di domande agli addetti ai lavori:
Invece di fondare un nuovo quotidiano non sarebbe meglio potenziare i già esistenti quotidiani d'opinione come l'Indipendente e L'opinione?
I quotidiani di partito sono in crisi, ce lo dimostra il calo di copie che ha già da diverso tempo afflitto il quotidiano dei DS l'Unità (al quale immagino FI dovrebbe ispirarsi) e anche l'annuncio di Fini di voler trasformare Il Secolo d'Italia da quotidiano di partito in quotidiano di idee sul modello de Il Foglio e de Il Riformista.
Oltre a quello di ottenere i finanziamenti pubblici (ma FI non era un partito liberale?) che altri scopi dovrebbe avere questa operazione?
La nascità di questo quotiano potrebbe però portare dei notevoli vantaggi indiretti e ora cercherò di spiegare quali e il perchè.
Qualche mese fa Angelo Crespi direttore de Il Domenicale fece una dura critica al cdx sottolineando la sua incapacità di strutturare una seria politica culturale finalizzata a creare quel consenso vitale alle riforme, quel consenso indispensabile per ottenere la rivoluzione liberale di cui il paese avrebbe un gran bisogno.
Egli sottolineò per esempio il fatto che davanti ad un elettorato sostanzialmente diviso a metà (in realtà attualmente sta più a destra che a sinistra) si poteva immaginare un grande giornale liberal-conservatore che potesse intercettare i lettori delusi da quotidiani come Il Corsera (che dopo l'endorsment di Mieli continua a perdere) e La Stampa.
Crespi ha fatto un discorso guardando al passato me esso vale ancora di più se si guarda a quello che sta avvenendo in questi giorni.
Egli scriveva:"Dati alla mano, a fronte di 5 milioni circa di lettori di quotidiani ogni giorno, sono ben 4 milioni le copie vendute da quotidiani ascrivibili alla sinistra. Non volendo credere che solo gli italiani di sinistra acquistino e leggano giornali e ragionando sulla composizione dell'elettorato è facile dedurre che almeno un paio di milioni di questi lettori siano latamente di centrodestra e che essi potenzialmente potrebbero acquistare giornali di centrodestra. Ovvio che per far trasmigrare lettori da una testata all'altra bisogna superare barriere psicologice e sedimentate abitudini di letture. Eppure lo spazio c'era (e ora è aumentato! - Tudap).
Certo bisognava immaginare un grande progetto. Trovare sul mercato cospicui finanziamenti. Poter contare su una forte raccolta pubblicitaria (come per altro Il Giornale con Mondadori).
Puntare innanzitutto sull'autorevolezza, così da poter offrire una buona ragione di impegno ad illustri commentatori che fino ad ora non si sono voluti "sporcare" a collaborare con i giornali di centrodestra.
Trovare una linea editoriale inclusiva che potesse tenere presente il blocco sociale fondamentale per l'Italia: cioè quel blocco sociale conservatore, cattolico, liberale, popolare che ha governato insieme a componenti più laiche e riformiste il nostro paese per 50 anni ma che oggi non ha più un grande quotidiano in cui riflettersi.
Dotare questo quotidiano di tutti gli strumenti adeguati per una concorrenza con gli altri prodotti sul mercato (un allegato newsmagazine, un allegato femminile, un'allegato di economia e di lavoro, un allegato di cultura, un vero sito internet...).
E poi, per farla più breve, sarebbe bastato analizzare il successo di Repubblica (un quotidiano nato negli anni Settanta e capace quasi da subito di far concorrenza al Corriere) e la sua capacità di incarnare l'opinione del proprio lettore, per ripetere uguale a destra".
Perchè riporto queste parole di Crespi? semplice, perchè la nascita di un'Unità di Forza Italia può dar la possibiltà a Il Giornale di liberarsi dalla dipendenza velata che esso ha con Silvio Berlusconi (ed il suo partito) e di sfruttare al meglio le sue potenzialità trasformandosi ne La Repubblica di centrodestra.
E' però necessario far tesoro dei consigli del direttore de Il Domenicale magari, aggiungo io moderandosi un'pò. Il che vuol, dire stop ai titoloni da campagna elettorale, evitare quel modo partigiano di fare giornalismo che portano a strafalcioni come quello sulla Turco che vuole l'eutanasia . Inoltre se Il Giornale vuole dismettere i panni del quasi giornale di partito è bene che chiami a scrivere auotorevoli e capaci giornalisti (già ce ne sono) ed opinionisti e lasci i politici fare i politici (il Rivoluzionario Guzzanti però lo vedrei bene come vicedirettore di Libero).
Chi chiamare a dirigere questo nuovo Giornale? io ci vedrei bene Pierluigi Battista, attuale vicedirettore del Corriere, già editorialista de La Stampa, fu vicedirettore di Panorama sotto Giuliano Ferrara.
Detto ciò vorrei fare un paio di domande agli addetti ai lavori:
Invece di fondare un nuovo quotidiano non sarebbe meglio potenziare i già esistenti quotidiani d'opinione come l'Indipendente e L'opinione?
I quotidiani di partito sono in crisi, ce lo dimostra il calo di copie che ha già da diverso tempo afflitto il quotidiano dei DS l'Unità (al quale immagino FI dovrebbe ispirarsi) e anche l'annuncio di Fini di voler trasformare Il Secolo d'Italia da quotidiano di partito in quotidiano di idee sul modello de Il Foglio e de Il Riformista.
Oltre a quello di ottenere i finanziamenti pubblici (ma FI non era un partito liberale?) che altri scopi dovrebbe avere questa operazione?
La nascità di questo quotiano potrebbe però portare dei notevoli vantaggi indiretti e ora cercherò di spiegare quali e il perchè.
Qualche mese fa Angelo Crespi direttore de Il Domenicale fece una dura critica al cdx sottolineando la sua incapacità di strutturare una seria politica culturale finalizzata a creare quel consenso vitale alle riforme, quel consenso indispensabile per ottenere la rivoluzione liberale di cui il paese avrebbe un gran bisogno.
Egli sottolineò per esempio il fatto che davanti ad un elettorato sostanzialmente diviso a metà (in realtà attualmente sta più a destra che a sinistra) si poteva immaginare un grande giornale liberal-conservatore che potesse intercettare i lettori delusi da quotidiani come Il Corsera (che dopo l'endorsment di Mieli continua a perdere) e La Stampa.
Crespi ha fatto un discorso guardando al passato me esso vale ancora di più se si guarda a quello che sta avvenendo in questi giorni.
Egli scriveva:"Dati alla mano, a fronte di 5 milioni circa di lettori di quotidiani ogni giorno, sono ben 4 milioni le copie vendute da quotidiani ascrivibili alla sinistra. Non volendo credere che solo gli italiani di sinistra acquistino e leggano giornali e ragionando sulla composizione dell'elettorato è facile dedurre che almeno un paio di milioni di questi lettori siano latamente di centrodestra e che essi potenzialmente potrebbero acquistare giornali di centrodestra. Ovvio che per far trasmigrare lettori da una testata all'altra bisogna superare barriere psicologice e sedimentate abitudini di letture. Eppure lo spazio c'era (e ora è aumentato! - Tudap).
Certo bisognava immaginare un grande progetto. Trovare sul mercato cospicui finanziamenti. Poter contare su una forte raccolta pubblicitaria (come per altro Il Giornale con Mondadori).
Puntare innanzitutto sull'autorevolezza, così da poter offrire una buona ragione di impegno ad illustri commentatori che fino ad ora non si sono voluti "sporcare" a collaborare con i giornali di centrodestra.
Trovare una linea editoriale inclusiva che potesse tenere presente il blocco sociale fondamentale per l'Italia: cioè quel blocco sociale conservatore, cattolico, liberale, popolare che ha governato insieme a componenti più laiche e riformiste il nostro paese per 50 anni ma che oggi non ha più un grande quotidiano in cui riflettersi.
Dotare questo quotidiano di tutti gli strumenti adeguati per una concorrenza con gli altri prodotti sul mercato (un allegato newsmagazine, un allegato femminile, un'allegato di economia e di lavoro, un allegato di cultura, un vero sito internet...).
E poi, per farla più breve, sarebbe bastato analizzare il successo di Repubblica (un quotidiano nato negli anni Settanta e capace quasi da subito di far concorrenza al Corriere) e la sua capacità di incarnare l'opinione del proprio lettore, per ripetere uguale a destra".
Perchè riporto queste parole di Crespi? semplice, perchè la nascita di un'Unità di Forza Italia può dar la possibiltà a Il Giornale di liberarsi dalla dipendenza velata che esso ha con Silvio Berlusconi (ed il suo partito) e di sfruttare al meglio le sue potenzialità trasformandosi ne La Repubblica di centrodestra.
E' però necessario far tesoro dei consigli del direttore de Il Domenicale magari, aggiungo io moderandosi un'pò. Il che vuol, dire stop ai titoloni da campagna elettorale, evitare quel modo partigiano di fare giornalismo che portano a strafalcioni come quello sulla Turco che vuole l'eutanasia . Inoltre se Il Giornale vuole dismettere i panni del quasi giornale di partito è bene che chiami a scrivere auotorevoli e capaci giornalisti (già ce ne sono) ed opinionisti e lasci i politici fare i politici (il Rivoluzionario Guzzanti però lo vedrei bene come vicedirettore di Libero).
Chi chiamare a dirigere questo nuovo Giornale? io ci vedrei bene Pierluigi Battista, attuale vicedirettore del Corriere, già editorialista de La Stampa, fu vicedirettore di Panorama sotto Giuliano Ferrara.